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Aborto in Europa e in Tunisia: Un Contrasto Straordinario nei Diritti Riproduttivi

IVG en Europe et en Tunisie

Il diritto all’aborto è al centro dei dibattiti sui diritti delle donne. Tuttavia, in tutta Europa, molti paesi continuano a imporre severe limitazioni all’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza (aborto), creando situazioni drammatiche per le donne che cercano di avere il controllo sul proprio corpo. Nel frattempo, paesi come la Tunisia offrono soluzioni legali e accessibili. Questo articolo esplora le restrizioni sull’aborto in Europa, in particolare in paesi come Malta, Polonia, Cipro, Monaco, Andorra e Italia, mettendo in luce il sistema liberale della Tunisia, dove l’aborto è consentito anche oltre i tre mesi di gravidanza in determinate condizioni.

Restrizioni Severe in Diversi Paesi Europei

Nonostante gli sforzi di liberalizzazione in alcuni paesi, molte nazioni europee continuano a imporre leggi restrittive sull’aborto, limitando significativamente il diritto delle donne di prendere decisioni sul proprio corpo. Di seguito sono riportati esempi di paesi in cui l’aborto è strettamente regolamentato o addirittura vietato:

  • Malta: Uno dei paesi più restrittivi dell’Unione Europea. Fino al 2023, l’aborto era completamente vietato, anche quando la vita della madre era in pericolo. Nel 2023 è stata introdotta una leggera apertura, consentendo l’aborto in casi di grave pericolo per la vita della madre o se il feto non è vitale. Tuttavia, la procedura rimane estremamente rara e socialmente stigmatizzata.
  • Polonia: Un tempo pioniera nella liberalizzazione dell’aborto, la Polonia ha subito una drammatica regressione. Nel 2021, sotto la pressione dei movimenti conservatori, è stata approvata una legge che limita l’aborto ai casi in cui la vita della donna è in pericolo o se la gravidanza è il risultato di stupro o incesto. Questo ha portato a un aumento degli aborti clandestini, mettendo a rischio la salute delle donne polacche.
  • Italia: Sebbene l’aborto sia legale in Italia dal 1978, l’accesso alla procedura è diventato sempre più difficile. Circa due terzi dei ginecologi italiani si dichiarano “obiettori di coscienza”, rifiutando di eseguire aborti. Ciò ha contribuito a un aumento degli aborti illegali. Nel 2024 è stato approvato un emendamento controverso che consente ai gruppi anti-aborto di accedere ai centri per l’aborto, complicando ulteriormente l’accesso.
  • Cipro: L’aborto è stato legalizzato solo nel 2018, ma a condizioni rigorose, come in caso di stupro, malformazione fetale o pericolo per la vita della donna. I tabù culturali attorno all’aborto rendono ancora più difficile l’accesso alle cure, costringendo alcune donne a viaggiare all’estero per i servizi.
  • Andorra e Monaco: In questi due micro-stati, l’aborto è quasi totalmente vietato. In Andorra, è illegale in tutte le circostanze, compreso lo stupro o il pericolo per la vita della donna. Monaco ha leggermente allentato le sue leggi nel 2019, ma l’aborto rimane illegale nella maggior parte delle situazioni.

Tunisia: Un Modello di Diritti Riproduttivi

In contrasto con questi paesi europei dalle leggi restrittive, la Tunisia si distingue per le sue leggi progressiste in materia di diritti riproduttivi. Dal 1973, l’aborto è legale entro i primi tre mesi di gravidanza senza condizioni. Oltre questo periodo, la legge tunisina consente l’aborto se il proseguimento della gravidanza rappresenta un rischio per la salute fisica o mentale della donna, o se il feto presenta gravi malformazioni.

Aborto e Raschiamento in Tunisia

In Tunisia, l’interruzione volontaria di gravidanza (aborto) viene eseguita in modo sicuro in ospedali e cliniche autorizzate. Il metodo più comune è il raschiamento per aspirazione, una procedura rapida e sicura che dura in genere dai 30 ai 45 minuti in anestesia locale o generale. La procedura non lascia danni permanenti al rivestimento uterino, e le complicazioni post-operatorie sono estremamente rare. Le pazienti possono solitamente tornare a casa due ore dopo l’intervento.

Aborto Medico
L’aborto medico è un’altra opzione comune in Tunisia. È raccomandato fino a 8 settimane di gravidanza e comporta la somministrazione di pillole che inducono l’espulsione del feto. Questo metodo è ampiamente disponibile nelle strutture pubbliche e aiuta a ridurre i rischi associati agli interventi chirurgici.

Protocollo Medico in Tunisia
Il protocollo per l’aborto in Tunisia inizia con una prima consultazione per confermare la gravidanza e la sua datazione. Se si sceglie l’aborto medico, le pillole possono essere somministrate lo stesso giorno. Se è necessario un aborto per aspirazione, l’intervento viene programmato dopo una valutazione pre-operatoria standard. Una consultazione di follow-up è sistematicamente organizzata una settimana dopo la procedura per confermare la pulizia dell’utero e assicurarsi che non ci siano complicazioni.

Conclusione

In un contesto in cui l’accesso all’aborto rimane una lotta per molte donne in Europa, la Tunisia offre una soluzione accessibile e sicura. Per coloro che vivono in paesi come Malta, Polonia o Italia, dove l’aborto è severamente limitato o ostacolato da barriere culturali e legali, la Tunisia si distingue come una destinazione chiave per le donne che cercano di esercitare il loro diritto a un aborto sicuro e legale.

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